eccoci al termine di uno dei miei romanzi preferiti, adoro Piccole Donne (io lo sto rileggendo in lingua originale). Per questo post di fine tappa devo ringraziare Leucosia e Simonetta che hanno realizzato per noi questo ricco post con trama e commento.
Attendo ora tutti i vostri commenti, i vostri pareri ed ogni idea :) e da oggi sotto all'ombrellone leggiamo Jane Eyre!
Votate, votate, votate il sondaggio!!!
Buona lettura e buon ferragosto!
Eri
Trama a cura di Leucosia di "Traboccante d'Azzurro"
“Natale non sarà Natale senza regali"
borbottò Jo, stesa sul tappeto.
E con questo caratteristico incipit d’apertura
ha inizio la saga romanzata delle quattro sorelle March – Meg, Jo, Beth ed Amy
– ovvero Piccole donne, l’opera più famosa di Louisa May Alcott pubblicata per
la prima volta in un unico volume nel lontano 1868.
Da quella desolante
dichiarazione sulla povertà del Natale incombente, le sorti delle quattro
fanciulle tuttavia troveranno un valido stimolo di ripresa interiore con
l’arrivo a casa della loro mamma, che reca loro una preziosa lettera del padre,
combattente al fronte nella Guerra Civile americana da poco scoppiata: nel
leggere le parole cariche di affetto del genitore lontano, le ragazze
troveranno sotto la sapiente guida materna un metodo per affrontare con gioia e con operosità i giorni a venire,
affidandosi a un vecchio gioco
d’infanzia - il gioco dei pellegrini. Da
quella serata che all’apparenza dimostrava nei cuori delle ragazze soltanto
angustie e privazioni, il cammino di vita delle singole ragazze intraprenderà
una strada via via sempre più in sintonia con le loro aspirazioni e desideri,
accogliendo sfide quotidiane ma anche drammi familiari, in una mirabile sequenza
dove capitolo dopo capitolo il romanzo risulta strutturato in un lungo arco di
tempo cha va da un Natale a quello successivo, fino alla sua degna conclusione.
Uno sguardo sulle protagoniste: le sorelle March sono quattro sorelle in fiore,
tipiche ragazze americane , anzi definite dagli amici di Laurie come delle vere
e proprie yankee, che vivono studiano e lavorano soprattutto. E’ davvero
importante per la forma mentis dell’autrice lo spiccato carattere
d’indipendenza e di autonomia che ha voluto donare alle sue personaggi, e in
un’epoca così puritana come quelle in cui si trovava a scrivere la Alcott è un
segnale da non sottovalutare assolutamente. Ognuna delle sorelle March ha un
carattere ben delineato, con pregi e difetti, e con quel talento particolare
che le rende uniche nella loro semplice genuinità: alla passione per la musica
di Beth fa da contrappunto quella per l’arte di Amy, mentre Jo il maschiaccio
di famiglia sogna di raggiungere la fama come scrittrice e infine la dolce Meg
sogna il raggiungimento dell’intimo focolare domestico.
Dal Mattino di Natale ai guanti sporchi di
limonata. In primi capitoli del
romanzo sono tutti incentrati nell’atmosfera della festività natalizie: in un primo
tempo los conforto regna per la maggiore in casa March ma il provvidenziale
gioco del pellegrino unito ai saggi consigli materni ristabiliscono l’umore
delle ragazze, che si dedicano alle loro attività preferite, come
l’allestimento di una recita familiare. Non mancherà loro di partecipare a un
ballo di Capodanno, dove Jo completerà la conoscenza del giovane Laurie
Laurence, nonostante una bruciatura di troppo sull’abito da sera e la poco
elegante presenza di un paio di guanti sporchi di limonata: una amicizia che
sboccia tra i migliori scoppi di risate, rallegrando nei mesi a venire anche gli altri componenti
della famiglia. Si instaura infatti un rapporto di vicinato unico ed esclusivo,
fatto di piccoli accorgimenti, di mani tese senza indugi, di scampagnate all’aria aperta e di veri doni doni del
cuore. Uno di questi, il più grande forse, è proprio il regalo del pianoforte
da parte del nonno di Laurie alla piccola Beth, che nonostante la sua
intramontabile timidezza, riuscirà a
superare l’ostacolo e conquisterà
l’affetto del vecchio, grazie alla semplicità di un paio di pantofole ricamate
di suo pugno.
I valori pedagogici inseriti dalla Alcott. Tra le ragazze comunque non mancano momenti
critici, fatti anche di sfide e di ripicche: in uno dei capitoli più drammatici sul rapporto tra sorelle
l’esasperazione della piccola Amy provoca un incidente al manoscritto di Jo,
che finisce bruciato nel caminetto! Alla tragedia personale delle pagine
perdute poco dopo si unisce il serio pericolo di vita in cui precipita Amy
cadendo nel fiume ghiacciato e soltanto grazie al provvidenziale aiuto di
Laurie le due ragazze riescono a cavarsela, non senza avere riflettuto su
quanto possa essere inutile e dannoso per sé
e per chi sta loro attorno un determintato tipo di atteggiamenti. La
vicenda del libro bruciato da Amy è appunto emblematica perché nella dimensione
pedagogica del romanzo che vuole dare la Alcott è indispensabile che vi sia un
richiamo utile al lettore in ogni aspetto della storia delle sorelle March.
I momenti bui. Arriva tuttavia la triste notizia, quella che nessuna di
loro avrebbe mai voluto ricevere da un telegramma: il padre al fronte è
gravemente ammalato, la madre deve correre a Washington al suo capezzale e le
ragazze devono imparare a cavarsela da sole, dando prova della loro maturità.
All’inizio , sembra proseguire tutto per il meglio, ma accade che Beth si
ammala, presa com’è ad assistere una famiglia di povere persone. Si tratta di
scarlattina, una malattia all’epoca grave, e Beth rischia seriamente la vita.
La piccola Amy è trasferita di corsa dalla vecchia zia March nonostante le
proteste vibranti e le sorelle maggiori si occupano della malata, decidendo di
comune accordo di non scrivere nulla alla madre, già così provata e soprattutto
lontana da casa. Passano giornate di freddo invernale senza nemmeno un barlume
di speranza ad allietare i cuori delle sorelle, ma la malattia di Beth evolve
in positivo, e presto è fuori pericolo. Finalmente torna anche la mamma, la
famiglia si riunisce e resto soltanto che attendere l’arrivo del ferito.
Zia March, involontario deus ex machina. In Piccole donne alberga un romanzo nel
romanzo, e si tratta di un romanzo d’amore, uno dei più delicati che abbia mai
letto. i protagonisti non sono Jo e Laurie bensì Meg e John Brooke, il
precettore di Laurie. Un legame d’altri
tempi è vero, fatto di guanti spaiati perduti e poi ritrovati, di letture dal
tedesco ad alta voce, di passeggiate all’aria aperta. Ma quello che colpisce
nel loro incontro è oltre che la semplicità con
cui è narrato, il rispetto che Brooke ha di Meg, un immenso rispetto
come donna e come lavoratrice acneh in riferimento alla sua giovane età. E
appunto veniamo alla dichiarazione d’amore tra John e Meg e allo zampino della
vecchia zia March “Vuoi sposare quel Cook?”
esordisce così storpiandogli volutamente il nome. Bene sappi che se lo sposi
non ti darò un centesimo! E grazie alle avventate parole della zia Meg affronta
il suo dilemma interiore, si ritiene orgogliosa e fiera di poter diventare
moglie di un uomo come il suo John e rompe ogni indugio.
Il fattore Jo. Nonostante la lieta novella del fidanzamento tra Meg e
Brooke, Jo purtroppo non può fare buon viso a cattivo gioco. Perché sente che
Meg sta crescendo un po’ troppo in fretta e lei non è ancora disposta a
lasciarla andare via così facilmente. Perderò un’amica! Oltre che una sorella!
Ma ancora una volta, i saggi consigli materni aiutano Jo a superare l’impatto
della notizia…certo con un pizzico di buona volontà da parte della futura
scrittrice il precettore di Meg guadagnerà infine anche al sua simpatia e il
suo bene.
La delicatezza delle piccole cose. Piccole donne si chiude così come era iniziato,
come una specie di cerchio magico, dove tutti
quanti sono finalmente al loro posto nel tepore di un salotto natalizia:
con il capofamiglia che respira aria di casa e raccoglie
impressioni sulle sue figliole, con accanto la madre che sempre guida le
figlie, e soprattutto le sorelle che vivono autenticamente il loro percorso di
crescita, accompagnate e non isolate nelle loro scelte, soprattutto accomunate
da quello spirito di sorellanza, una reale garanzia contro le avversità e gli
ostacoli della vita.
Commento a cura di Simonetta di "Letture senza tempo"
Una particolare riflessione su
Louisa May Alcott , “American Girl”
Nel preparare il commento a “Piccole donne” di Louisa
May Alcott mi sono confrontata e
documentata con la critica prevalente per dare della Nostra scrittrice una connotazione in alcuni punti
controcorrente. Infatti mi ha colpito come la sua figura di intellettuale bostoniana viene citata nel dibattito sulla ricorrenza del 150°
anniversario della Guerra di Secessione americana che ha animato il mondo
letterario e ha arricchito la discussione negli USA con l’uscita di una serie di testi
interessanti. Due argomenti hanno avuto particolare risalto: il contesto
culturale in cui maturano le posizioni anti-schiaviste e il ruolo delle donne.
Qui appunto la
critica americana inserisce il grande classico della letteratura, popolarissimo
anche in Europa, che affronta queste due tematiche, Little Women (Piccole
donne) di Louisa May Alcott.
Infatti una Docente di Letteratura Inglese presso
l’Università di Harvard, Leah Price, ha redatto
la critica per la Sunday Book Review del New York Times di due biografie
dedicate alla Alcott denominandola “American Girl”: Susan Cheever, Louisa
May Alcott, (Simon & Schuster, pp. 298,), Fruitlands. The Alcott Family and Their
Search for Utopia di Richard Francis (Yale University Press, pp. 321,).
Nella
rilettura del romanzo “Piccole donne” possiamo riscoprire una Alcott “American
Girl”, icona femminile dell’America progressista della metà dell’Ottocento?
E’ una caratterizzazione non del tutto scontata
premessa la complessità dell’autrice costretta da una parte a vestire i panni
della scrittrice di romanzi “per giovinette” (essa stessa grande lettrice di
vari autori usufruendo della ricca
biblioteca paterna), e dall’altra quelli della femminista ante litteram
che ammira la Declaration of sentiment elaborata alla Seneca Falls
Convention del 1848, infermiera al fronte durante la guerra civile, non
propensa al matrimonio, ma con una figlia- una nipote adottata dopo la morte
della sorella.
Certamente queste recenti biografie rilevano aspetti della vita dell’autrice più trasgressivi per l’epoca rispetto alle
caratteristiche attribuite al suo personaggio più riuscito, quella Josephine
March, appassionata di libri, ribelle alle regole sociali e “controcorrente”
negli interessi e nei comportamenti, che però finisce per sposarsi al termine
della seconda parte della saga delle “piccole donne”, dal titolo simbolico di
Good Wives .
Nel mio REWIND
quando ho letto “Piccole donne” da ragazzina non ero a conoscenza che questo romanzo fosse
stato da lei scritto in ottemperanza alle “richieste dell’editore” Thomas Niles
e le cui protagoniste femminili definiranno gli “archetipi”
della donna di fine 1800.
Quando
più tardi, per un’ analisi più
particolare del testo, approfondii l’argomento, conobbi la figura di Amos Bronson Alcott, educatore e
padre della scrittrice, il quale cercò
di pubblicare un suo libro presso quell’editore il quale , invece, puntò
l’attenzione su Louisa, colpito dai suoi “ Bozzetti” (racconti a carattere di diario
di bordo dal titolo
Hospital Sketches) scritti mentre era infermiera volontaria per
l’Esercito dell’Unione. Le domandò se non volesse scrivere un romanzo con delle ragazze come
protagoniste; Louisa, non del tutto convinta , desiderava piuttosto farsi
pubblicità con raccolta di racconti, ma
dopo alcuni ripensamenti ( il denaro è denaro!) provò a scrivere il romanzo
seguendo lo stesso schema dei Bozzetti.
Per i
personaggi si ispirò a se stessa e alle sue tre sorelle, mentre la maggior parte della trama si rifà
all’allegorico Viaggio del Pellegrino (1678) di John Bunyan. Come nel
poema protestante le quattro sorelle
vivono episodi ed esperienze dalle quali ogni volta vengono fuori un po’ più
sagge, più mature, migliori: insomma, una collezione di storie edificanti al
massimo grado ( anche noi abbiamo in
parte sperimentato una vita famigliare così
solidale?? Ci riconosciamo in una
delle quattro Piccole Donne?)
Oggi,dunque,
Louisa May Alcott è ricordata per un
romanzo che non aveva desiderio di scrivere e del cui risultato non era
soddisfatta benché ricredersi dopo la popolarità avuta.
Se
riflettiamo c’è dell’ironia in questo, ma è comprensibile come l’opinione
dell’autrice e dell’editore diverga così sostanzialmente da quella delle
giovani lettrici.
Letto intorno ai 12 anni , Piccole Donne rappresenta un’educazione sentimentale “che fa sognare”. Le sorelle March sono un po’ più grandicelle di noi piccole lettrici (e due di loro già lavorano!),e ciò porta ad immaginarsi grandi; gli eventi sono fatti quotidiani che potrebbero capitare a chiunque: il vedere ragazze che affrontano i propri difetti, vizi e paure e trovano in ogni fine di capitolo uno spunto di crescita è un “promemoria”costante che dà delle indicazioni pressappoco uguali a quelle che danno genitori, insegnanti, insomma qualunque figura di riferimento.
Da questo punto di vista il romanzo funziona mentre da quello letterario l’intento educativo può limitarlo. A mio parere i buoni principi di cui è ricco in parte limitano la narrazione il romanzo invece di una storia si rivela come una antologia di episodi.
Letto intorno ai 12 anni , Piccole Donne rappresenta un’educazione sentimentale “che fa sognare”. Le sorelle March sono un po’ più grandicelle di noi piccole lettrici (e due di loro già lavorano!),e ciò porta ad immaginarsi grandi; gli eventi sono fatti quotidiani che potrebbero capitare a chiunque: il vedere ragazze che affrontano i propri difetti, vizi e paure e trovano in ogni fine di capitolo uno spunto di crescita è un “promemoria”costante che dà delle indicazioni pressappoco uguali a quelle che danno genitori, insegnanti, insomma qualunque figura di riferimento.
Da questo punto di vista il romanzo funziona mentre da quello letterario l’intento educativo può limitarlo. A mio parere i buoni principi di cui è ricco in parte limitano la narrazione il romanzo invece di una storia si rivela come una antologia di episodi.
Comunque la
sua notorietà è immutata nel tempo tanto
che è d’obbligo una visita virtuale alla
sua Orchard House (La casa di Concord nel Massachussets, fu acquistata dal padre Bronson, da un
contadino per 945 $. La chiamò Orchard House per la presenza d’alberi di mele!!).
“Visit the historic home of the
extraordinary Alcott family, where Louisa May Alcott wrote and set Little
Women”
Ecco il mio primo commento, per un romanzo che ho adorato da piccola, continuo ad ammirare da adulta e sopratutto l'ho regalato con tanto affetto ad una piccola lettrice e continuerò a farlo per le mie nipotine non appena avranno l'età giusta per i primi romanzi. In poche parole, nonostante la critica o tutto ciò che la storia ci narra, io adoro Piccole Donne, perchè fa' sognare, perchè ti rapisce e ti porta in un'altro mondo che ogni "piccola donna" sogna. Naturalmente avrei desiderato vivere le avventure di Jo, anche se personalmente mi sento più una Meg. In ogni caso, per me, un testo da continuare a rileggere e tenere sul comodino :)
RispondiEliminaGrazie a tutte per la partecipazione a questa lettura. A presto!
Io ho un'impressione diversa e mi piace intervenire proprio perchè ho amato tanto questo romanzo.Mi ha tenuto compagnia per anni,ora a distanza di tempo...moltissimo tempo...sono più critica nei suoi confronti,per quanto riguarda la condizione femminile..ma si sa, il testo va inserito nel contesto storico e sociale in cui viene scritto e tale va considerato... Secondo me ,la sua lettura è ancora utile per riflettere e saper cogliere i cambiamenti che ci sono stati, nella società , per quanto riguarda le differenze di genere ed è un incentivo ad acquisire più consapevolezza dei nostri diritti,come donne.Grazie per la proposta presentata e buona serata
RispondiEliminaMi piacciono questi post!
RispondiEliminaIl Gruppo di lettura, aperto a tutti coloro che amano leggere, ha offerto l’opportunità, a partire dalla lettura di uno stesso testo, di discutere e condividere sensazioni, impressioni, ricordi legati al proprio vissuto riflettendo insieme da molteplici punti di vista.
EliminaQuesto è uno degli elementi di interesse dell’esperienza.
Infatti “ Un libro letto insieme è come leggerlo di nuovo”.
Infatti ho trovato un interessante articolo sulla "nascita" di gruppi di Lettura di cui riposto uno stralcio.
ESTRATTO DAL “PRIMO INCONTRO NAZIONALE DEI GRUPPI DI LETTURA”, ARCO DI TRENTO- SETTEMBRE 2006
"I gruppi di lettura, una volta che la loro esistenza avrà raggiunto una certa massa critica, congiuntamente con altre forme di associazionismo culturale esistenti nella rete, possono rappresentare una delle forme di manifestazione e sedimentazione dell’intelligenza collettiva. Infatti: essi rappresentano un luogo di elaborazione critica e creativa della conoscenza, un luogo di unificazione delle esperienze sparse, una forma di connettività tra letture che altrimenti rimarrebbero irrelate.
Nei gruppi si attua la valorizzazione delle competenze del nuovo lettore comune, ossia del lettore che non è né vuole essere né un esperto né un critico. Così lo sviluppo dei gruppi di lettura presenta notevole interesse per l’attività di promozione della lettura e per l’incremento dell’associazionismo dei lettori, due campi che non possono lasciare indifferente il mondo delle biblioteche pubbliche. E’auspicabile quindi un maggior impegno delle biblioteche nella costruzione di gruppi di lettura".
ci tenevo tantissimo a partecipare al post su Piccole donne perchè è stato il mio primo romanzo, letto da bambina, che mi ha sempre accompagnato nelle tappe della mia vita. triste? gioiosa? pensierosa? bastava una pagina letta, perchè le sorelle March erano sempre sul comodino o a portata di scaffale...anche il seguito Piccole donne crescono come gli altri romanzi della Alcott trangugiati con riconoscenza e affetto. fino ad arrivare al romanzo della Serrano, "Arrivederci piccole donne" pubblicato qualche anno fa. l'autrice cilena si cimenta col classico alcottiano, e devo dire, a me all'epoca lasciò un po' perplessa. la trama è sempre basata sul tema della sorellanza femminile, ma con risvolti decisamente più tragici all'ombra della dittatura. uno spunto per un paragone casomai qualcuna di voi ha avuto la possibilità di leggerlo come me?
RispondiEliminaPersonalmente ho letto degli stralci del romanzo della Serrano che precisa come Piccole donne della Alcott “ ha definito la nostra identità femminile, per tutta la vita. E quando ho riscoperto quanto fosse profondamente radicato in me, quando mi sono resa conto che la mia stessa vita letteraria era stata fortemente influenzata dal tema delle quattro sorelle March ho deciso di farle rivivere, trasportandole nel Ventesimo secolo a Santiago del Cile, nel mio paese e nella mia epoca. Volevo far rivivere nell’attualità le quattro piccole donne della mia infanzia”
EliminaCertamente i modelli con i quali sono state educate le sorelle March non sono molto diversi da quelli con cui sono state educate le donne della mia generazione (sic!). Ma, se i modelli non sono stati molto diversi, la reazione delle donne della “mia epoca” è stata molto diversa da quella delle donne del Diciannovesimo secolo: rivoluzionaria. Quei modelli degli anni 50/60 sono stati a dir poco “orribili”, ma la risposta degli anni della contestazione è stata particolarmente Formativa.
Credo che la Serrano abbia anche cercato di rappresentare la solitudine femminile e analizzando solo parte del suo romanzo, si può riconoscere che quasi tutte le risposte finali dei suoi personaggi sono collegate alla solitudine. Infatti l’autrice cilena ha l’impressione che, nella lotta che le donne combattono - su tutti i fronti ed in tutte le situazioni- vi sia un punto “in cui non sono stati ancora definiti poteri e uguaglianze, l’essere donna comporta molta solitudine”. E credo che questa impronta inevitabilmente emerga anche dai suoi scritti.
Ecco una “ritratto” di Nives – Meg che mi piace molto!!!
Nieves (Meg)
"Il mondo è infinito [...] La differenza tra noi e le nostre figlie e qualunque generazione futura è che loro, nonostante la globalizzazione, non si sono mai sentite le padrone del mondo. Noi sì."
"Penso che se qualcuno avesse avuto la tentazione di associare il verbo donare all'idea di condivisione o solidarietà, o a qualche altro verbo che implicasse il due e significasse avere un rapporto reciproco o interattivo, si sarebbe sbagliato. Il dono è un biglietto di sola andata, solitario, solitario come il lembo di terra che, sulla riva, spinge il mare."
"Ogni treno era una separazione che dopo il ritorno si trasformava in perdita."
"Sì, Nieves, devi riconoscerlo, la vita sociale è soltanto questo, una commedia infinita, lunga, bugiarda ed estenuante."
"Qual è stato il mondo in cui tutto era possibile, dove c'erano sicurezza e orizzonti infiniti? Di fronte al proprio silenzio corregge la domanda: quando si sono ristretti gli orizzonti? Il mondo si restringe quando arrivi a sfiorare tutti i confini e non trovi il segreto."
Al prossimo confronto.
Un libro, una pietra miliare, all'interno del quale la Alcott, come notavate in questa splendida recensione, sa scrivere a più livelli: per i lettori (le lettrici) giovani e con alcuni elementi che si prestano anche a una lettura da adulti (del resto questo doppio codice è un altro elemento caratterizzante, da sempre la letteratura giovanile).
RispondiEliminaCi sono ideali educativi e filosofici della giovane America, in questo libro, e il Trascendentalismo del padre, come ricordavate. Peccato che lo spirito progressista si perda un po' nel secondo libro, a partire dal titolo, Good Wives, buone mogli, del primo dei tre sequel, quello tradotto in italiano con il più gentile "Piccole donne crescono" cui accennavate (che - chissà se anche per attenuare l'effetto reazionario - sarà pubblicato in volume unico con il primo a partire dal 1880). Per fortuna che nei due seguenti (specie il terzo Little Men - dove di nuovo grazie alla zia March involontaria deus-ex-machina Plumfield si trasforma in una utopia educativa e almeno Jo si salva dall'ideale della buona moglie in nome di un sogno di formazione che potrebbe avere anche oggi un suo grande perché).
E’ un genere che non preferisco. Sarà che sono cresciuta? Oppure perché conoscevo la storia dall’inizio alla fine? Non c’erano sorprese, tutte le battute, i discorsi, gli argomenti ecc erano nella mia mente… che tristezza: il cinema mi ha tolto la possibilità di spogliare le pagine come desideravo. Questo non significa che non mi è piaciuto, anzi … credo che sia un buon libro da consigliare o da regalare ai più piccoli ad es. ai ragazzi delle scuole medie… ma ripeto il cinema ha rovinato le mie aspettative. Non si può sfogliare un libro per la prima volta ed avere nella mente la sceneggiatura di un film. Togliendo questo aspetto negativo, seguire le avventure delle ragazze è stato rilassante. ha rinfrescato queste giornate torride.
RispondiEliminaHo notato che il lavoro femminile è fondamentale non per motivi economici ma perché è salutare e dà indipendenza “molto più del denaro o della moda”. Si lavora durante le vacanze perché, come spiega Meg, “ È contro le regole star qui senza far niente”. Ma non tutti hanno questa mentalità: ricordate come ragiona l’ospite inglese? Era scandalizzata.
Ciao
Innassia
Sono appena rientrata dal mare, scriverò qualcosa su questo libro letto a luglio stasera o domani al massimo, scusate il ritardo!
RispondiEliminaMi spiace essermi persa questa lettura; è uno dei miei libri preferiti! Jane Eyre salto, non la digerisco! Magari al prossimo giro! Buona lettura!
RispondiEliminaArrivo finalmente!
RispondiEliminaDevo dire che il libro della Alcott mi è piaciuto abbastanza, anche se in effetti conoscendo molto bene le vicende delle sorelle March tramite raconti di chi lo aveva letto e tramite i film visti e rivisti (e anche il cartone animato "Tutte per una una per tutte"!) sapevo bene come sarebbero andate le cose e non c'è stata quindi quell'ansia positiva nel leggere, che spinge a non abbandonare le pagine finchè non scopri cosa accade ai protagonisti.
Credo che mi avrebbe fatto un effetto più "travolgente" se lo avessi letto in tenera età, ma meglio tardi che mai no?
Tra le 4 sorelle inutile dire che io mi sono sempre ritrovata in Jo...ma possibile che praticamente sia per tutte così?? forse ho sentito solo la nostra Eri dire che si rispecchia più in Meg :-)
Sarà che forse più che assomigliare realmente a Jo, spesso le lettrici vorrebbero assomigliarle, cioè vorrebbero avere uno spirito indipendente e anticonformista come lei.
Comunque, adesso dovrei leggere anche il resto dei libri della serie per avere un quadro veramente completo e magari lo farò.
Intanto un saluto a tutte, care amiche di lettura :-)
Se ti può consolare io mi rivedo più in Beth.
EliminaDa bambina io mi ritrovavo in Amy pur essendo consapevole che forse è quella che appare meno simpatica!
EliminaInteressante ragazze....mi fa piacere leggere che c'è chi va un pò controcorrente, per così dire :-)
EliminaUn po' di anni fa, nell’immedesimarmi in una delle sorelle March io mi "sentivo" Jo: romantica, creativa, ribelle...
EliminaBeh, sappiate che qualcosa di Jo March me la porto ancora oggi nel cuore: la ferma intenzione di non rinunciare ai sogni come ho cercato di far capire al mio marito- compagno-di-vita che è pragmatico e molto rigoroso con se stesso ma che poi sotto sotto è un sensibile e amorevole compagno e padre.
simonetta
Ho riletto Piccole Donne con piacere dopo tanti anni e, come pensavo, non mi ha delusa! Certo, conoscere molto bene la trama soprattutto visti anche i film che ne hanno tratto, ha tolto un po' di magia alla lettura ma alla fine ho chiuso il libro con un sorriso sulle labbra.
RispondiEliminaPenso che tutte dovrebbero leggerlo da bambine, in un certo senso aiuta un po' a crescere insieme a loro. Il libro ci mette davanti al fatto che nella vita le cose non vanno sempre bene, sulla strada si incontrano tanti problemi da superare ma i valori importanti, come la famiglia e l'amicizia, spesso ci aiutano e, cosa ancora più importante a mio parere, insegna che la donna può e deve essere indipendente.
Ho letto Piccole donne per la prima volta a otto anni, mentre ero a casa malata, nell'edizione del '54 che era stata di mia madre (e che ho ripreso in mano ora). All'epoca mi sembrò un tomo assai ponderoso (c'erano poche illustrazioni) e impegnativo: ci misi parecchi giorni a finirlo nonostante fossi a casa senza altro da fare. Rileggerlo a distanza di tanto tempo è come tornare in un luogo dove si è stati in vacanza da bambini: tutto appare più ... piccolo! L'impressione che ne ho avuto ora è quella di un libro non particolarmente riuscito, più una raccolta di episodi, come hanno notato anche altri, che un romanzo e un po' troppo moraleggiante per i miei gusti odierni nonostante trovi certi insegnamenti sempre validi. Vedo che altri hanno commentato meglio di me gli aspetti legati al contesto culturale e non mi ci soffermerò, vi chiedo solo una cosa: avete notato che il frammento in cui la zia March provoca la dichiarazione di Meg ( e il conseguente matrimonio) è assai simile a quello in cui Lady Catherine De Brough (anche lei guarda caso è una zia) si scontra con Elizabeth Bennet provocandone il conseguente matrimonio con Darcy? Interiorizzazione o consapevole citazione?
RispondiEliminaciao ragazze scusate il ritardo... sul post.. ma sono in ritardo anche sulla lettura... non sto bene ultimamente.... tra pressione bassa da colasso.. e altre terapie che sto seguendo ho difficoltà a seguire la lettura.... per ora vi dico che ho pianto tanto come sempre nel tenero momento quando il vecchio lawrence per ringraziare beth delle pantofole che gli dona gli regala il pianoforte che era della sua nipotina,,,, e poi lei che timida com'è va a ringraziarlo .. e lui l'abbraccia teneramente. che bello è un libro che mi commuove sempre... a me piacciono i personaggi di beth e di jo.... io sento come beth ma vorrei essere forte come jo... perchè la vita è troppo dura e difficile per le persone fragili come me e beth. ciao ragazze continuerò a leggere il libro adattandomi a questo ritmo che purtoppo il mio stato di salute mi impone.. in autunno credo che andrà meglio ... anche il caldo non aiuta.. qui in sardegna anche questa settimana hanno detto che arriverà a 40 gradi.. povera me l'altro giorno avevo la pressone 85 su 53! mamma mia.. un abbraccia a tutte.
RispondiEliminaConosco cosa vuol dire avere 85 su 50....io addirittura ho avuto anche 80 su 45 qualche estate fa, pensa tu!
EliminaMi spiace Tina, spero tu ti rimetta in forze al più presto!
Ti mando un bacione con affetto!!
Amica Tina, se ti può essere di conforto mal comune mezzo gaudio, anche io in questo periodo ho avuto ed ho tuttora problemi di pressione che con il medico curante ho cercato di tenere sotto controllo insieme ad un fastidioso gonfiore alle caviglie la cui natura si dovrà accertare!! certamente sempre durante il periodo ferragostano in cui la sanità va in vacanza...
EliminaComunque la lettura fa da compagnia soprattutto in queste giornate in cui anche a Roma si raggiungono temperature incredibili, e il famoso ponentino, quel venticello proveniente dal mare, non "arriva" più!!!
Ora dopo aver archiviato Piccole donne, sto rileggendo con piacere il libro di agosto, Jane Eyre di Charlotte Bronte. Secondo me sarebbe riduttivo sminuire Jane Eyre a semplice storia d'amore, credo che si possa affermare che è un romanzo di formazione e come tale,a seconda del periodo in cui lo si legge, si scoprono aspetti dell'animo e della psiche molto particolari.
Io lo sto leggendo on line sul progetto Manuzio che ti permette di usare il computer e leggere in modalità diversa. L'edizione cartacea la sposto... secondo fantasia del momento.
A preso e un Buon Ferragosto alle amiche del GdL
simonetta