sabato 1 settembre 2012

Jane Eyre di Charlotte Bronte

Buongiorno carissime lettrici,
anche Agosto è passato ed eccoci già alle pagine del romanzo di Settembre.

Voi amiche che avete letto nei giorni scorsi Jane Eyre, avete trascorso questo mese bollente sotto l'ombrellone o nella vostra casetta? Io lo confesso, non sono riuscita a rileggere Jane Eyre (che già avevo letto una decina di anni fa') ma ho iniziato in anticipo L'ombra del Vento perchè lo sto affrontando in spagnolo :) Le vacanze sono ormai lontane, ma per fortuna i week-end di agosto mi hanno portato a preparare la valigia spesso, per fuggire dal caldo dell'appartamento di città :)



Ma mettiamo da parte questi miei racconti personali e permettetemi di ringraziare di vero cuore Meris del blog "Vaniglia e Cannella ... Kitchen in love" che si è occupata della trama del romanzo di questo mese! Ecco a voi il suo elaborato:

Jane Eyre è una bambina orfana che viene accolta presso i parenti dopo la morte dei genitori. In questa famiglia, Jane, è resa oggetto di continue vessazioni da parte di una fredda zia e anche da parte degli altri bambini della casa, suoi cugini. L'unica persona che l'amava, suo zio, fratello di sua madre, è morto anni prima, e sua zia si trova costretta ad accudire la fanciulla perché tale era l'ultima promessa strappatale da suo marito prima di morire. Ma Jane Eyre è una ragazzina dal carattere forte e deciso e lo dimostra quando viene affidata ad una scuola di carità, dove l'austerità, il sacrificio ed il pesante lavoro sono la regola del giorno per le fanciulle senza famiglia.
Nonostante la durissima disciplina e la prematura morte della sua migliore amica, deceduta per tubercolosi con altre compagne, morte invece di tifo proprio a causa delle pessime condizioni in cui è tenuto il collegio, Jane Eyre continuerà gli studi e successivamente opererà all'interno dell'istituto come stimata insegnante. Proprio questa professione rende Jane Eyre una donna libera ed indipendente, capace di ritagliarsi un modesto posto nella società nel momento in cui recide i legami con il passato. Jane Eyre trova un'occupazione presso la sfarzosa dimora di Thornfield Hall appartenuta da sempre alla nobile famiglia dei Rochester, e qui svolge le mansioni di istitutrice per Adele, la figlia adottiva del padrone di casa, il misterioso Mr. Rochester.
Questo periodo da istitutrice trascorre serenamente fino al giorno dell'improvviso arrivo di Mr. Rochester, un uomo imponente e sarcastico, che è subito colpito dalla vivida intelligenza e dall'indipendenza di spirito di Jane. Il rapporto tra i due subisce varie traversie, tra cui l'annunciato e poi disdetto matrimonio di Mr. Rochester con Blanche Ingram, una donna bellissima che vuole sposarlo soltanto per interesse. Finalmente Mr. Rochester scopre che l'amore che egli sin dal primo momento aveva riposto in Jane è ben corrisposto, perciò le chiede la mano.
Ma un terribile segreto è racchiuso tra le mura di Thornfield Hall e fortuitamente rivelato il giorno stesso delle nozze tra Jane e Rochester: l'uomo è già sposato con Bertha Mason, una donna pazza, segregata nella soffitta di Thornfield. Rochester nutre un sentimento di pietà ma anche di rabbia per Bertha, che non gli ha mai permesso di abbandonarla al suo già difficile destino. Jane, combattuta tra le insormontabili regole religiose e morali e il sincero amore per Rochester, lascia precipitosamente Thornfield.
Sull'orlo della morte per inedia, viene accolta in casa di un ecclesiastico, St. John Rivers, e delle sue due sorelle. Poco dopo, trova lavoro come maestra in una scuola rurale.
Nel frattempo approfondisce la conoscenza con il giovane, bello ed idealista St. John e, quando le arriva la notizia improvvisa di una grossa eredità e del fatto che St. John e le sorelle sono suoi parenti prossimi, divide l'eredità con loro. St. John le propone di sposarlo e di andare in missione in India con lui, ma Jane rifiuta e torna da Mr. Rochester, il quale, in seguito ad un incendio, provocato dalla stessa moglie Bertha, la quale è morta nell'accaduto, è rimasto vedovo e cieco. Jane e Mr. Rochester possono così convolare a nozze. Alla fine del libro però Mr. Rochester riacquista parzialmente la vista.

a cura di Meris del blog "Vaniglia e Cannella ... Kitchen in love"


Ringraziamo anche Simonetta che ha elaborato una poesia dedicata a Jane Eyre!
E proprio grazie a questa iniziativa ho inaugurato una Pagina "Poesie by GdL" (vedi in alto o segui questo link) dedicata alle poesie o elaborazioni personali sui testi che leggeremo nei prossimi mesi. Come vedete il GdL è in continuo fermento :)

Buon settembre e buona lettura,
a presto,
Eri

18 commenti:

  1. Salve a tutte le amiche del GdL!
    Avevo visto un film tratto dal romanzo della Bronte, ma non avevo mai letto il libro.
    Ebbene, mi è piaciuto.
    Nonostante conoscessi la storia, la lettura non mi ha annoiato e il personaggio di Jane mi ha molto coinvolto: una donna intelligente e volitiva, che ha dovuto trovare un uomo poco convenzionale e con un animo sensibile "nascosto" da una corazza costruita dalla sofferenza e dal passato difficile, che ancora lo tormenta nel presente con la prima moglie pazza che vive reclusa nella soffita di Thornfield. Un animo sensibile tanto da cogliere l'essenza di Jane, da comprendere il fascino fuori dal comune di quella giovane donna non particolarmente bella ma ricca di sfaccettature e di interessi, di coraggio, di dolcezza e allo stesso tempo di fermezza e di principi sani e saldi.
    Una storia che fa emozionare, senza dubbio.
    Certo, il classico lieto fine potrebbe far storcere il naso dicendo che la morte di Bertha arriva al momento giusto, che sembra sia un artificio bello e buono per creare i presupposti di un unione tra Jane e Mr.Rochester...ma a volte nella vita reale accadono anche queste cose, no? Cioè, accade davvero che una situazone che pare irrecuperabile poi trovi soluzione in modo inaspettato e improvviso, tanto che ci fa esclamare "Ma guarda! Sembra fatto apposta!".
    Insomma, il mio giudizio sul libro è positivo, anche perchè mi piace il fatto che sia la protagonista a narrare la propria storia in prima persona.
    Adesso tocca a voi, amiche...aspetto di leggere i vostri comemnti!

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  2. Io devo dire che rispetto alla prima volta che l'ho letto mi è piaciuto un po' meno. In particolare il personaggio del signor Rochester me lo ricordavo più ironico, divertente, invece stavolta non ho colto nessuna ironia in lui. L'unica cosa che non mi piace della storia è la scoperta della parentela tra Jane e i tre fratelli verso la fine, è una coincidenza troppo forzata.
    Il personaggio di Jane comunque mi piace moltissimo, magari è un po' rigida ma secondo me ha un carattere ammirevole. Soprattutto ammiro la decisione e la sicurezza che dimostra sin da piccola e il rispetto che ha di se stessa, tante volte avrei voluto averlo io per me.

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  3. Ho letto Jane Eyre innumerevoli volte: si trova sullo scaffale dei miei preferiti, insieme a tutti i romanzi della Austen, le poesie di Emily Dickinson e Orlando di Virginia Woolf. Ormai è un libro tutto consumato, con la copertina un po' usurata: rileggendolo mi accorgo che ormai ne so dei brani a memoria! Mi piace sempre, evolvendosi l'età mi rendo conto che la mia attenzione si focalizza su aspetti diversi: da adolescente ero totalmente concentrata sulla storia d'amore e il carattere caparbio di Jane mi piaceva perchè era simile al mio, anche io da bambina ero accusata delle stesse manchevolezze, di non avere "un carattere socievole e infantile". Crescendo numerosi altri aspetti saltano agli occhi: il rispetto di Jane per se stessa ad esempio è una lezione per ognuna di noi, la società nella quale viviamo tende a farci credere che ottenere sempre quello che vogliamo sia la cosa migliore, Jane ci insegna che a volte bisogna andare anche contro il proprio desiderio per mantenere intatto il rispetto per se stesse e che questo, non un appagamento momentaneo, è la fonte di una vera soddisfazione. Questo mi piace. E' interessante conoscendo meglio la vita di Charlotte Bronte vendere quali aspetti della sua storia e della sua personalità combacino con quelli di Jane: vi consiglio Romancing Miss Bronte, la biografia (romanzata) delle sorelle Bronte, molto bello. Infine mi piace confrontarlo con i romanzi della Austen: ciascuna è chiaramente figlia di un tempo differente, nella Austen c'è tutta la chiarezza, la ragionevolezza, la tolleranza e, perchè no, l'illuminismo dell'epoca della Reggenza, un periodo nel quale la società inglese (ma anche Europea) era molto più libera, per quanto riguarda la condizione femminile, rispetto a quanto sarebbe stata durante l'epoca vittoriana. La Bronte è pienamente vittoriana: il romanticismo (inteso come movimento storico letterario) nella Bronte è pienamente assimilato e preponderante, la superstizione e la restrizione la fanno da padroni e la condizione femminile è decisamente peggiorata. E' interessante notare questa (momentanea) involuzione dei costumi. Così diverse entrambe sono carissime al mio cuore: Jane (Austen) e Charlotte (Bronte) mi seguiranno in ogni cambiamento della vita.

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  4. In Italia il matrimonio non è un contratto perché non ha come oggetto rapporti giuridici di natura patrimoniale inoltre, può essere impugnato se uno dei coniugi è interdetto per infermità mentale o in caso di errore sull’identità e sulle qualità personali. Sul caso Rochester , non conoscendo il sistema giuridico inglese dell’800, devo presumere la non applicabilità delle norme italiane che stabiliscono la nullità/annullabilità del matrimonio. Nel nostro Paese si può chiedere lo scioglimento del matrimonio, il risarcimento dei danni morali e convolare a nuove nozze senza incorrere nel reato di “bigamia”. Dopo questa breve parentesi, dal mio punto di vista, l’autrice espone con eleganza, in una sola opera narrativa, i più grossi problemi di tutti i tempi: l’affidamento dei minori, l’istruzione, l’alimentazione nelle mense scolastiche, la gestione delle scuole per i meno abbienti, la cura dei malati e il reato di sequestro di persona (ricordiamo la segregazione di una donna perché pazza???). Di JE ho ammirato (o invidiato!!!) la forza interiore, il carattere e la pazienza. Concordo con Yuki sull’ultima parte quando si scopre la parentela con St. John e le sorelle: la classica storia a lieto fine in un contesto drammatico. Leggendo Jane Eyre (un capolavoro) abbiamo festeggiato il compleanno del GDL in grande stile… Ancora auguri.
    Innassia

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    1. La legge italiana sul matrimonio attuale è frutto di profonde revisioni della legge avvenute dagli anni '60 in poi. Precedemente ricalcava in gran parte le regole della Santa Sede la quale, unica e sola, poteva sciogliere un matrimonio e permettere ai coniugi di convolare a nuove nozze. Fino agli anni '60 esisteva ancora, per esempio, il reato di "abbandono del tetto coniugale" e di "adulterio" che erano punibili con il carcere (per questo motivo ad esempio finirono in carcere Coppi e la sua Dama Bianca, nel '57) e non esisteva la separazione dei beni. Nell'Inghilterra del primo '800 la situazione non era molto diversa: la donna passava, in genere direttamente, dalla tutela del padre a quella del marito e non aveva una personalità giuridica vera e propria benchè una donna maggiorenne potesse essere proprietaria di beni e di terre e contrarre matrimonio liberamente. Dal punto di vista patrimoniale la sua unica proprietà che poteva essere tutelata durante il matrimonio era la dote: se veniva accordata a certe, ben precise, condizioni il marito poteva goderne ma non ne diveniva proprietario e in caso di vedovanza questa e i suoi profitti, rimanevano alla vedova, tutto il resto invece passava, salvo disposizioni testamentarie specifiche, al nuovo erede che era, generalmente, il figlio o il parente maschio più prossimo (ecco perchè è Mr. Collins in Orgoglio e Pregiudizio ad ereditare Netherfield mentre alla moglie e alle figlie rimane solo la loro dote, per fare un esempio conosciuto. La legislazione inglese dell'epoca prevedeva il divorzio solamente in caso di adulterio, che doveva essere dimostrato, inoltre la donna divorziata era una sorta di esclusa dalla società della quale viveva ai margini, considerata poco meno di una prostituta: essa veniva rifiutata dalla sua stessa famiglia, dagli amici, dai parenti e viveva in un isolamento pressochè completo. Una scelta difficile da fare e da accettare. Agli uomini andava poco meglio ma anche loro non erano molto ben visti: persino per un uomo sarebbe stato molto difficile contrarre un secondo matrimonio! E anche per i loro figli. Il divorzio non era quindi un opzione. Non conosco le leggi della chiesa anglicana sull'annullamento ma immagino che non fossero di manica molto larga, tanto più che il matrimonio in oggetto era stato consumato. Il reato di sequestro di persona non era applicabile ai malati di mente che, in Inghilterra come in Francia o in Italia, non godevano di alcun diritto. La legge che ha liberato i matti dai manicomi (la cosiddetta legge Basaglia) ha in Italia poco più di 30 anni. In passato, prima che la psicologia e materie consimili facessero fare dei passi avanti allo studio della malattia mentale, era piuttosto facile far dichiarare qualcuno malato di mente (era sufficiente la dichiarazione di un medico) e quindi incapace e farla rinchiudere. Non esisteva un apposito procedimento legale volto a dimostrare la fondatezza dell'incapacità: non in Inghilterra, nè in Italia, nè nel resto d'Europa all'epoca della Bronte. Rochester si dimostra invero molto generoso non facendo rinchiudere Bertha in un manicomio dove sarebbe molto probabilmente morta per le privazioni, i maltrattamenti, la denutrizione, le percosse e le malattie dovute alla scarsità di igene. Non voglio scendere in particolari crudi ma i manicomi erano il posto peggiore dove una persona potesse finire. L'interesse di CB per le scuole deriva dal fatto di essere stata, lei stessa, in una di queste charity school, due sue sorelle vi morirono, lei ed Anne furono portate a casa appena in tempo.

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    2. Sempre preziosi i tuoi interventi, Goldberry, grazie!
      Calare i personaggi dei libri e anche gli autori nella realtà storico-giuridica del loro tempo ci permette di comprenderli meglio.

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    3. Grazie! Spero di non essere noiosa! La storia e i libri sono la mia passione fin dall'infanzia ed è bello poterla condividere con qualcuno.

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    4. Il tuo commento mi piace molto per i dettagli e la precisione delle fonti che hai citato. Interessante il riferimento alla tanto discussa legge Basaglia che ha permesso dagli anni '80 di distinguere depressioni e patologie neurologiche tanto da curare i malati (quelli meno problematici) con farmaci adatti. Infatti la ricerca ha fatto enormi progressi in questo campo dato che la"schizofrenia" è una patologia di cui soffre buona parte della società odierna...

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    5. Ero al corrente di ciò che ha evidenziato Goldberry e sono molto soddisfatta dell’intervento, rinfresca la memoria e stimola la lettura. Ringrazio per la risposta. Quando inizio un libro devo approfondire la trama altrimenti significa che non mi ha conquistato. Con il mio commento non volevo inserire la legge Basaglia o l’OPG (ospedale psichiatrico giudiziario), la L. n. 51/1975 (la riforma del diritto di famiglia), le norme del cod. civ., la L.n 184/1983 (adozione affidamento dei minori) e le varie rettifiche/abrogazioni di norme passate/presenti; anche se tutti i giorni mi cimento su questioni giuridiche, oggi mi soffermo su altri aspetti e in questo momento lascio la soluzione dei problemi accennati ai giuristi o agli esperti in materia. Un po’ di riposo non fa male. Spesso i ragionamenti, sviluppati nelle opere letterarie, sono fuori dalla realtà o sono diseducativi; quando mi concentro nella lettura noto inesattezze di pessimo gusto. Molte persone spacciano o confondono la trama di un romanzo come fonte di verità perché le informazioni compaiono in un capolavoro letterario. Infatti quotidianamente sento argomenti come “non mi sposo perché non voglio un contratto” … ma il matrimonio è un negozio giuridico e non un contratto!!!. Oppure leggo: JE scappa e non chiede il risarcimento dei danni morali quando scopre che Rochester è un uomo sposato; in una scuola, a causa della denutrizione e di un’epidemia, muoiono dei bambini ma non scattano le manette; un uomo invece di chiedere lo scioglimento del matrimonio sta per diventare bigamo ma perché non divorziare oppure non denunciare il cognato se psicologicamente era ricattato; si segrega una donna in una stanza e dopo la rivelazione della verità nessuno denuncia il marito e il fratello per sequestro di persona. Se gli ordinamenti giudiziari di un altro Paese o di un’altra epoca storica non prevedono determinati reati, da parte del lettore deve trapelare l’indignazione. Le risposte a queste perplessità sono riassunte nel commento di Goldberry: evoluzione storica, culturale e legislativa. Il lavoro di Bronte è un capolavoro perché descrive benissimo: il problema dell’affidamento/adozione dei minori; le scuole pubbliche/private; la solitudine delle fam. e dei singoli, ma, soprattutto, si sottolinea l’isolamento delle persone malate di mente e dei loro cari; i sentimenti dei bambini maltrattati psicologicamente e così via. Il lettore deve confrontare i contenuti del romanzo con la situazione attuale; conoscere i vari passaggi storici, significa aver appreso il senso dell’opera altrimenti stiamo seminando ignoranza. Se vogliamo crescere, è indispensabile confrontare la nostra legislazione o altri argomenti con ciò che è presente in altre realtà inoltre, è necessario sottolineare i “non senso” della trama. Se Bronte è riuscita a stimolare i nostri commenti… siamo sulla strada giusta e io confermo che la sua opera è un capolavoro.
      Ciao ciao
      Innassia

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  5. Questo Post mi è piaciuto più degli altri...

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  6. Eccoci dunque, amiche del GdL a raccontarci, in questo scorcio di estate, le impressioni ed i commenti sull’ultimo romanzo letto e scelto dal sondaggio effettuato fra i componenti del gruppo stesso.
    Nel rileggere il romanzo Jane Eyre ho rispolverato le mie conoscenze sul periodo letterario nell’epoca vittoriana e una delle caratteristiche è quella che nel romanzo vittoriano l'avventura del personaggio è vista da due prospettive complementari: dell'interiorità e della scienza. L'analisi psicologica e l'indagine scientifica considerano il soggetto non più un'identità statica, ma un sé mutevole ed enigmatico che cambia nel tempo per motivi psicologici, sociali (siamo in piena Rivoluzione industriale) e biologici. Se l'una “scruta” i cambiamenti profondi della coscienza singola nel suo intimo dolore, l'altra analizza i cambiamenti del personaggio. Si può dire che il carattere intimista del Nostro romanzo tratteggia la storia individuale come manifestazione della dimensione della coscienza, muove dal sé per poi rientrarvi attraverso un percorso circolare chiuso che Jane-Charlotte opera attraverso un approfondimento sulla specie umana.
    L’autrice nelle sue opere descrive le proprie esperienze, ma nel romanzo Jane Eyre , come afferma Virginia Woolf " ci tiene per mano ben stretti, ci fa vedere quello che lei vede, non ci lascia neppure un istante. Alla fine, siamo pieni del genio, della veemenza, dell'indignazione di Charlotte Brontë."
    Ed ecco la figura della giovane protagonista che vive in epoca vittoriana immersa nell’ ipocrisia e falsa moralità, una donna straordinariamente moderna che compie delle scelte anche contro il proprio interesse e le convenzioni sociali.
    Nel narrare le molteplici vicende Charlotte-Eyre manda messaggi particolarissimi allorché sceglie in modo studiato ed originale i vocaboli , tanto che ogni nome che troviamo nel romanzo simboleggia sapientemente una fase dell'esistenza di Jane.
    A me hanno colpito alcune di queste scelte semantiche:
    Gateshead: barriere (gates) che imprigionano la piccola Jane ospitata malvolentieri dalla severa zia Reed solo per mantenere la promessa fatta al marito, mr. Reed (lo zio buono) sul punto di morte.
    Lowood: degrado (low) e vita di stenti in una scuola per poveri dove la malignità di Mr.Brocklehurst è mitigata dalla gentilezza e dal sorriso di Miss Temple.
    Thornfield: spine (thorns) dolorose danno tormenti mai provati al cuore ingenuo della giovane istitutrice perduta d'amore per l'ombroso e passionale Edward Rochester.
    Whitcross: incrocio (cross), momento di scelta e illusione di un conforto in una accogliente ma selvaggia.
    Marsh End: fine (end) di un vagare senza meta, uscita da lunghi periodi di sofferenza, gioia nel ritrovare i parenti, nella notizia dell'eredità e nella proposta di matrimonio.
    Ferndean porto finale, verde come le felci (fern) rigogliose che rappresentano un futuro felice e raggiante per il padrone e la governante.

    Condividete con me questa particolarità? Forse la lingua inglese, così stringata ed essenziale, si presta meglio delle lingue neolatine (spagnolo, francese, italiano...) ricche di legami sintattici ma poco adatte per sintetizzare un pensiero e renderlo fruibile. Un esempio ci è dato anche dai testi delle canzoni che in lingua inglese ti fanno "sognare" ma se li traduci .....banalizzano il tutto.

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    1. Credo che tu abbia ragione nel sottolineare la particolarità della lingua inglese e particolarmente delle scelte effettuate dalla Bronte, anche se purtroppo io non l'ho letto in lingua originale e ne conosco pochi passi in inglese. In generale però mi sembra che la lingua inglese abbia una grande capacità di sintesi laddove l'italiano è maggiormente ricco di vocaboli, per la sua particolare struttura e la capacità di creare nuovi vocaboli avvalendosi delle contrazioni tra parole l'inglese si presta magnificamente alla letteratura, alla poesia e alla canzone rischiando meno la prolissità.

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    2. Ma che bello, grazie Simonetta! Non avendo mai colto queste sfumature non avevo apprezzato fino in fondo l'abilità e la sensibilità della Bronte. Le scelte semantiche che tu hai sottolineato mi hanno "aperto" un nuovo canale di comprensione del romanzo.

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  7. Mi piace molto questo confronto-condivisione come se fossimo tutte insieme davanti ad un gelato o ad una tazza di aromatico tè (fa tanto English fashion!!) in una di quelle sale da Tè che ti ispirano a discutere come gruppo eterogeneo di quel film famoso sul gruppo di lettura dei romanzi della Austen.

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    1. E’vero!
      Ma…volevo dire...nella mia piccola cerchia… ultimamente stiamo gustando limoncello, rigorosamente fatto in casa, possiamo chiacchierare sorseggiando prelibatezze casalinghe!!!
      Innassia

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  8. Qualcuno di voi ha qualche informazione sulle cause della morte di Charlotte Bronte? Il romanzo sulla sua vita mi ha incuriosito ma non dà una spiegazione chiara.
    Vi consiglio, per una Jane Eyre vista da un punto di vista insolito, il romanzo "La Bambinaia francese" di Bianca Pitzorno. E' un romanzo per ragazzi ma secondo me è godibile anche da un adulto.

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    1. Ho trovato queste indicazioni chw ti possono essere di esauriente indicazione. Nell’introduzione a Charlotte Bronte, JANE EYRE, .Traduzione di Luisa Reali, Copyright 1996 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano.Prima edizione Oscar classici aprile 1996. concessione Arnoldo Mondadori Editore, Franco Buffoni scrive: “ Nei circoli letterari londinesi, circolava voce che Currer,Ellis e Acton Bell fossero la stessa persona, sul sesso della quale le opinioni erano divergenti (ma il saggio "lettore” della Smith, Elder &Co. - Mister Williams - non aveva dubbi: la grafia era femminile). Fatto sta che l'idea di essere confusa con le sorelle, dopo tutti i rifiuti del primo romanzo e la fatica per fare accettare (al quinto editore, in ordine di invio) il secondo, ormai a Charlotte non andava proprio giù. Poteva dimostrare, recandosi a Londra di persona,l'esistenza della propria persona, ma non quella delle sorelle. Ed Emily non aveva nessuna intenzione di dimostrare la propria. Aveva scritto il romanzo per amore-odio-necessità di testimonianza dell'esistenza di Branwell. Ma Branwell stava morendo. Non gliene importava nulla del successo. E forse non aveva mai perdonato a Charlotte la questione delle poesie. E poi, con Branwell sarebbe morta anche lei. Così fu. In luglio (1848) Charlotte riesce a trascinare Anne da Smith; in settembre muore Branwell; in dicembre Emily.Giusto in tempo. Perché sei mesi dopo sarebbe morta anche Anne, lasciando alla coriacea Charlotte tutte le incombenze del successo da"gestire" e magari, chissà, anche qualche ritaglio di felicità. Magari anche un matrimonio. Contro la volontà del reverendo padre, destinato a sopravvivere anche a Charlotte. Lei muore di bronchite, incinta del primo figlio, a trentanove anni, nel marzo del 1855. Ma finalmente serena: “Devo morire anch'io? Che peccato morire ora. Sono cosìf elice!” disse al marito, il reverendo Nicholls, sposato nel giugno del 1854.


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